"La
passeggiata di Rebecca" di Beatrice Salati
Era una giornata di primavera, il sole stava spuntando dai
monti, il cielo era azzurro e limpido, suonavano le campane del paese. La
Signora Rebecca si era appena svegliata, a causa del suo cagnolino che
era saltato sul letto ed aveva cominciato ad abbaiare perché voleva uscire.
Rebecca aveva fatto colazione, aveva deciso di indossare un lungo vestito lilla
e di portare con se un ombrellino per il sole ed era uscita di casa per fare
una passeggiata all’aria aperta. Si era incamminata insieme al suo yorkshire e
erano arrivati in un parco dove si potevano lasciare i cani liberi. Mentre il
cagnolino gironzolava tra i cespugli ,la signora aveva deciso di proseguire la
passeggiata lungo il sentiero. Si era accorta che un pittore stava ritraendo
sulla sua tela ,proprio quell’angolo di parco che stava percorrendo. Il pittore
era rimasto subito affascinato da quella figura femminile e senza nemmeno un
esitazione le chiese se poteva posare per lui. Si scambiarono qualche sguardo
ridente e compiaciuto e alla fine la donna accettò di farsi ritrarre.
Tutto stava cadendo a pezzi nella città vicina a noi
,mancavano solo due ore all'arrivo dell'uragano e i miei genitori non erano
ancora tornati :"Usciamo tesoro; torniamo tra qualche ora " L'ultima
frase prima di scomparire.Guardai fuori e vidi ancora tutto "
normale" il ponte arcobaleno, il cartello bianco senza scritta e il cielo
di metà pomeriggio. Ma non era il momento di soffermarsi ad abbracciare la mia
dolce di città:dovevo assolutamente trovare un posto dove nascondermi così
preparare uno zaino con dentro un po' di tutto:tre succhi ,due bottiglie
d'acqua, una felpa 5 pacchetti di croccantelle,5 buste di cibo per il mio gatto
e una ciotola, ma stavo dimenticando qualcosa :" Oddio dov'è il telefono
?"Dopo averlo trovato misi Toby nel trasportino e notando che erano già le
6:00 di pomeriggio presi le chiavi, dei soldi ,lo zaino e ovviamente il mio
piccolo micetto e uscii.
Coricai il tutto sul cesto della mia bici tranne Toby; lui soffriva la bici ...
non sapevo come fare ma alla fine decisi di mettere al posto del bauletto dove
normalmente tengo il casco. Pedalai fino al parco di centro città e bevvi un
succo. Il tempo passava e io dovevo ancora trovare un posto dove nascondermi mi
venne in mente che nel lago alla fine del ponte arcobaleno c'era una grotta
alla quale era collegata una leggenda:molto tempo fa una creatura oscura era
uscita alla luce del sole .Tanta luminosità le feriva gli occhi così li chiuse
tutti tranne due . Si era coperta con un mantello che però non l'aveva aiutata così
aveva scavato una grotta dentro un lago. Questo perché la creatura voleva
tornare nel suo mondo ma non ci riusciva Aveva aperto invece un varco che
portava in un mondo parallelo . Decisi di cercare la grotta e neanche il tempo
di metteretutto a terra che l'acqua scomparve . Corsi verso l'insenatura che
vedi sul fondo del lago:era la grotta . Così con tutte le cianfrusaglie che mi
ero portata dietro amplificai la luce del mio telefono e in men che non si dica
mi trovai nel mondo attuale al quale mi sto abituando . E non è tutto in questo
mondo ci sono anche i miei genitori e mia sorella .Adoro questo posto e per
nessuna ragione vorrei tornare indietro.
Lettera
d'addio di Federica Olcese
Il quadro che ho scelto della mostra degli impressionisti è
stato dipinto da Vincent Willem Van Gogh tra il 1853 e il 1890 circa
e s'intitola "la riva dell'Oise ad Auvers".
La sua residenza stabile è nella mostra al Detroit Institute of Arts, negli
Stati Uniti d'America.
La mia storia narra di una donna di circa trentotto anni, che si è allontanata
dai figli per leggere la lettera del marito partito in guerra.
Quest'ultima ha tre splendidi figli , tutti maschi di età non tanto lontane tra
loro ed ancora molto piccoli, tenuti in quel momento dalla madre della donna.
Lei si trova sulle rive di un fiume , seduta su una barca a piangere. In mano
ha la lettera del marito ma non ha il coraggio di leggerla per paura del
contenuto.
Dopo un lungo tempo decide di aprirla e di superare ogni sua paura. Purtroppo
non l'aspettavano buone notizie e legge : "Cara moglie, se stai
leggendo questa lettera vuole dire che io sono morto, ma questo non vuole dire
che non sono più nei vostri cuori, soprattutto nel tuo.
Non dimenticarti mai dei bei tempi passati insieme , le nostre lunghe
passeggiate , il nostro grande amore.
Mi dispiace immensamente per i nostri tre figli , che non posso essere per loro
un modello maschile da seguire, e che non posso insegnare loro niente, ma ho
immensa fiducia in te amore mio !
Non potrò mai darmi pace per il
Dal tuo più grande ammiratore.. ti amo Eleonora , non mi dimenticare mai e
racconta di noi ai nostri figli.Un sogno che diventa realtà di Giulia Malaguti
Un po' di tempo fa, in una piccola casa di campagna,
viveva una ragazza di nome Corinne assieme ai suoi genitori e a sua sorella
minore Celì. Corinne aveva una grande passione per la danza che però a causa
dei suoi genitori non era riuscita a coltivare. Per guadagnare un po' di soldi,
lavorava in una pasticceria lì vicino e quando tornava a casa, senza farsi
scoprire dai genitori, dedicava circa un'ora del suo tempo libero a ballare o a
inventare nuove coreografie. Un giorno, mentre stava facendo una delle sue
solite consegne in paese, notò una scuola di danza dove molte ballerine si
stavano allenando per partecipare ai provini nelle grandi città. Corinne
si fermava a guardarle per circa una mezz'ora e pensava a quanto sarebbe stato
bello essere una di loro. L'insegnante l'aveva notata già parecchie volte. Un
giorno nonostante piovesse, Corinne si fermò comunque ad osservarle e quando fu
ora di tornare a casa, inciampò su un bidone. L'istruttrice le chiese come mai
tutti i giorni si fermava davanti alla palestra e lei si giustificò
dicendo che avrebbe sempre voluto fare la ballerina, era il suo sogno fin da
quando era piccola. La maestra la invitò così il giorno dopo a partecipare alla
prove per tentare di entrare a far parte di quella scuola. Corinne senza
sapere a che cosa stesse andando incontro accettò. Passò quasi l'intera sera a
preparare la coreografia da presentare fino a quando decise di andare a dormire
in modo da essere pronta per quell'importante giornata. Il giorno seguente si
presenta puntuale in palestra, era molto agitata, probabilmente anche perché i
suoi genitori non sapevano nulla. Poco dopo sentì il suo nome e si recò così
nella sala dove si stavano svolgendo le audizioni. Corinne riuscì a passare con
un'esibizione a dir poco perfetta e ricevette anche i complimenti dagli
istruttori presenti. Tutta felice e soddisfatta tornò a casa anche se man mano
che si avvicinava la tensione saliva perché non sapeva come raccontare ai suoi
genitori tutto quello che era successo. Una volta finita la cena prese coraggio
e spiegò loro tutto. I genitori dopo aver ascoltato si arrabbiarono tantissimo
e le imposero di abbandonare la scuola. Corinne continuò comunque ad allenarsi
dopo il lavoro, quello era il suo sogno e quello era ciò che voleva fare. Un
giorno passò di lì per caso suo padre e rimase deluso perché Corinne gli aveva
disubbidito ma allo stesso tempo era stupito nel vedere ciò di cui era capace
la figlia. Per Corinne, era una sera come le altre ma non sapeva che un fatto
le avrebbe cambiato la vita per sempre. I genitori la stavano aspettando in
cucina per darle la notizia: avrebbe potuto continuare a ballare e a far parte
di quella scuola. Corinne era felicissima e ringraziò i genitori per la grande
opportunità che le stavano offrendo. Da quel momento Corinne divenne una delle
ballerine più talentuose di Parigi!
Basta. Basta spari. Basta bombe. Basta
"all'attacco". Queste sono le parole che mi tormentano, cosa faccio?
Scappo? E se poi mi scoprono? Se mi uccidono come disertore? No, non posso,
sarebbe troppo rischioso ed umiliante.
Ma questa guerra è assurda, troppi morti.
La nautra che ci circonda sembra irreale rispoetto alla tregedia della guerra,
ma forse a essere irreale è proprio lei, la guerra. Un proverbio dice:
"Rosso di sera bel tempo si spera" chissà se il detto vale anche per
la guerra.
Forse il pulviscolo rosso nel cielo porterà la quiete domani, anche se sarà una
quiete di morte.
Scappo. Ho deciso. Corro, non mi fermo.
Le montagne mi proteggeranno. La Luna è bassa nel cielo, ecco il mio quadro
perfetto.
Prendo tela e pennello e immortalo quest'immagine, colgo l'attimo per ricordare
per sempre.
"Etciuuuuuuuuu" starnutii cosi' forte che mi
spaventai. Quanta polvere c'era quassu'! Mi trovavo in soffitta dal primo
mattino, avevo deciso di fare ordine e dare via cio' che non mi serviva piu'.
In quel momento ero sola in casa,mio marito Claude era uscito per incontrare un
critico d'arte.
Dopo un'altra ora di lavoro finii e, mentre stavo per scendere,notai qualcosa
brillare dietro uno scaffale. Mi avvicinai e vidi che si trattava di un vecchio
scrigno impolverito. Solo la serratura era splendente,come se fosse nuova.
Aprii lo scrigno e vidi che conteneva solamente un foglietto di carta
ingiallito dal tempo ed una chiave antica molto elaborata. Presi la chiave e
scesi,andai da Claude e gli chiesi: " Caro ma cosa sarà mai questa chiave?
Che cosa apre?"
Lui rispose in maniera vaga: "Camille tesoro,non ti crucciare per motivi
tanto banali."
Ma io ero decisa a scoprirlo,non mi sarei arresa cosi' facilmente. L'indomani
uscii in giardino, tra i miei amati gladioli colorati e profumati, e cominciai
a chiedermi cosa potesse aprire quella misteriosa chiave. Passata circa
mezz'ora vidi una porticina nascosta tra l'edera,senza ensarci due volte presi
la famosa chiave che magicamente l'apri'. "Strano" pensai,vivevamo in
quella casa da ormai sette anni e non mi ero mai accorta di niente,nonostante
passassi ogni pomeriggio nell'amato giardino. Lasciai stare i motivi della
"comparizione" della porticina ed entrai,rimasi a bocca aperta per lo
stupore: c'erano alberi da frutto ornati da succose pesche e rossi ciliegie,una
quantita' indescrivibile di fiori faceva capolino dall'erba tenuta con cura.
Per completare il magnifico spettacolo un tavolino bianco era posto al
centro,all'ombra di un albero. Rimasi stupefatta,andai da Claude correndo e gli
dissi: "Claude,ho appena visto il paradiso".
La famiglia Brian amante dello sci decide di partire per la
montagna nelle vacanze di Natale per approfittare delle giornate di sole e
dalla neve appena caduta. Quando sono tutti pronti per partire nasce un
intoppo: tutti gli alberghi cantattati non accettano la loro lupacchiotta Kira,
uno splendido esemplare di lupo cecoslovacco di circa un anno. Questo però non li
ferma, sono decisi a partire e l'unica soluzione che trovano è abbandonarla a
metà del tragitto. Tutto ad un tratto Kira si trova in mezzo alla strada
innevata e solitaria e nonostante la sua folle corsa non riesce a raggiungere
la macchina che corre via senza aspettarla. Impaurita e disorientata inizia a
girovagare nei boschi bianchi e deserti dove, dopo aver percorso numerosi
chilometri, esausta ed affamata sviene venendo ricoperta dalla neve caduta dal
ramo di un albero. Buck il lupo fedele di Albert, un ragazzo di cuore nobile
che vive in questi freddi boschi, grazie al suo fiuto infallibile riesce a
trovare la lupacchiotta sotterrata dalla neve. Con molta cura Albert
prende tra le braccia Kira portandola al coldo nella sua casa dove, dopo qualche
ora riprende conoscenza. Kira si risveglia stordita ed ancora più impaurita, in
una piccola casa di montagna vicino al calore del fuoco del camino. Dopo aver
mangiato i biscotti che si trovavano vicino a lei, inizia a gironzolare per la
casa dove ad un tratto incontra Buck e Albert appena tornati dalla caccia.
Appena li vede Kira si rassicura e capisce di aver trovato una nuova famiglia.
Nei guiorni seguenti Buck le insegna come non perdersi nei boschi e come
ritrovare la strada di casa. Subito i due lapacchiotti diventano inseparabili e
tra loro nasce una profonda amicizia. Un giorno i due accompagnati da Albert
decidono di avventurarsi nel cuore del bosco in cerca di cibo. Ad un tratto si
sentono delle urla, sono di un ragazzo che cadendo in un fuoripista con lo
snowboard si è ferito. In suo aiuto arrivano Albert ed i lupi che chiamano
subito i soccorsi. Il ragazzo è Claudio, il padroncino di Kira. La famiglia
Brian si pente di averla abbandonata però la lupacchiotta decide di vivere per
sempre con Buck e Albert la sua nuova famiglia. Passati due anni Buck e Kira
hanno un cuccioletto e si ritrovano ad osservare le loro montagne al chiaro di
luna insieme al loro padrone, ricordando il giorno in cui si sono incontrati.
Il mistero
del parco di Matilde Torre
La signora Cécile Rouge stava passeggiando apparentemente
tranquilla e serena in quello splendido giardino assorta nei suoi pensieri. In
realtà era molto emozionata e concentrata sui particolari delle aiuole che la
circondavano.
Tutto aveva avuto inizio alcuni anni prima,in una piccola e
antica bottega di robivecchi nel seminterrato di un palazzo situato in un
freddo e buio vicoletto di Parigi. Frugando tra i tanti oggetti il suo sguardo
venne catturato da un piccolo diario impolverato le cui pagine ingiallite
nascondevano un'intricata storia d'amore tra una spia russa e una nobildonna
parigina.
In questo diario la signora francese raccontava che per non
essere scoperti si incontravano segretamente e comunicavano per lo più tramite
lettere.
Quando l'identità di lui fu chiara il controspionaggio
francese lo rapì e lo giustiziò. Lei, tormentata dal dolore, non riuscì a
bruciare le poche lettere rimaste così le seppellì in una magnifica aiuola di
gladioli di un giardino misterioso non identificato.
In molte altre pagine veniva però descritto nei minimi
particolari il giardino dove tante volte i due giovani si erano incontrati di
nascosto. Allora Cécile intuì che le lettere erano state probabilmente
sotterrate in quel giardino a lei tanto caro.
Mettendo insieme gli indizi provenienti dalle accurate
descrizioni diede inizio alla sua appassionata indagine. Impiegò circa due anni
a capire che il giardino di cui tanto si era parlato si trovava all'interno
dell'importante parco naturale nei pressi della sua casa di villeggiatura in
Costa Azzurra.
La signora Rouge cominciò a trascorrere tutte le sue
giornate in questo parco in cerca di qualche indizio.
Quando aveva ormai perso quasi tutte le speranze si accorse
che su una delle pietre che delimitavano una meravigliosa aiuola di gladioli
erano incise le iniziali dei nomi dei due amanti. L'emozione fu forte, ma non
poteva dare nell'occhio perciò rimase apparentemente tranquilla e continuò a
passeggiare.
La notte stessa tornò all'aiuola e scavando più silenziosamente
possibile disseppellì il piccolo scrigno contenente le carte da lei tanto
cercate, Dopo aver sistemato al meglio l'ambiente circostante si avviò
precipitosamente verso casa. Si rinchiuse in camera, iniziò a leggere e scoprì
un inimmaginabile segreto: dalla relazione dei due era nata una bambina che
altri non era che sua madre scomparsa
Per riuscire a trovare le condizioni giuste per il quadro
Kirchener dovette arrampicarsi sulla cima di una montagna dove dipinse il cielo
e gli alberi. Quando finì i due soggetti, venne fatto scivolare più in basso da
un cedimento del terreno, prese una botta alla nuca e perse i sensi. Dopo
essere rinvenuto il pittore si rese conto che era venuta notte e così adattò il
quadro alla nuova condizione e cercò di compensare l' oscurità rendendo i
colori più chiari ma si confuse e utilizzò colori freddi notturni.
L' Evocazione delle farfalle di Sofia Solinas
E' la seconda volta che visito la mostra degli impressionisti ma non mi stanco mai di guardare le opere dei grandi.
Ascolto la voce della guida, ma guardo un quadro che non è quello spiegatoci.
Si chiama ''l' Evocazione delle Farfalle".Quando sono andata alla mostra per la prima volta non avevo notato questo fantastico quadro. L' intenso color mandarino mi riporta alla vacanza passata in Egitto con i miei amici.
Eravamo dei bambini piccoli e spensierati allora e ci divertivamo tanto a inseguire quelle fantastiche farfalle dai colori vivaci nei prati verdi:io inseguivo una dalle tonalità del blu e del verde con qualche punta di rosso sulle ali. Non sò il perchè ma sembrava che quella piccola creatura si divertisse ad essere inseguita.
Quando quella sera calò il sole tornai a casa e raccontai la mia fantastica avventura a mia madre che era in compagnia di un uomo egiziano che quando mi sentì parlare della farfalla fece un balzo indietro ed esclamò: "Quella è una farfalla molto rara!!"
Io ,sorpresa, gli chiesi altre informazioni e scoprì che oltre ad essere rara era anche una sorta di portafortuna che sceglieva solo le persone con un cuore puro per poter avere compagnia.
Il giorno dopo ritornai nel prato e la rincontrai e sembrava triste io le chiesi il perchè e lei mi portò in un luogo che sembrava distrutto da una forza non naturale io le chiesi se era il suo villaggio e lei , con le sue antenne, mi fece cenno di sì.
Io non sapevo che fare e così cercai di rendere felice la farfalla con un fiore molto raro in Egitto ma comune in Italia che portavo tra i capelli.
Lei guardò il fiore molto attentamente ma non sembrava interessata. Non sapendo che fare le mostrai dei portafortuna che mi ero portata in valigia ma lei continuava a disinteressarsi.
Passato l' intero pomeriggio nel campo tornai a casa e dopo aver cenato pensai attentamente a cosa avrebbe potuto rendere felice la farfalla ma quando al giorno dopo ritornai nel solito posto dove la incontravo non la trovai e capii che probabilmente mi aveva lasciato.
E' la seconda volta che visito la mostra degli impressionisti ma non mi stanco mai di guardare le opere dei grandi.
Ascolto la voce della guida, ma guardo un quadro che non è quello spiegatoci.
Si chiama ''l' Evocazione delle Farfalle".Quando sono andata alla mostra per la prima volta non avevo notato questo fantastico quadro. L' intenso color mandarino mi riporta alla vacanza passata in Egitto con i miei amici.
Eravamo dei bambini piccoli e spensierati allora e ci divertivamo tanto a inseguire quelle fantastiche farfalle dai colori vivaci nei prati verdi:io inseguivo una dalle tonalità del blu e del verde con qualche punta di rosso sulle ali. Non sò il perchè ma sembrava che quella piccola creatura si divertisse ad essere inseguita.
Quando quella sera calò il sole tornai a casa e raccontai la mia fantastica avventura a mia madre che era in compagnia di un uomo egiziano che quando mi sentì parlare della farfalla fece un balzo indietro ed esclamò: "Quella è una farfalla molto rara!!"
Io ,sorpresa, gli chiesi altre informazioni e scoprì che oltre ad essere rara era anche una sorta di portafortuna che sceglieva solo le persone con un cuore puro per poter avere compagnia.
Il giorno dopo ritornai nel prato e la rincontrai e sembrava triste io le chiesi il perchè e lei mi portò in un luogo che sembrava distrutto da una forza non naturale io le chiesi se era il suo villaggio e lei , con le sue antenne, mi fece cenno di sì.
Io non sapevo che fare e così cercai di rendere felice la farfalla con un fiore molto raro in Egitto ma comune in Italia che portavo tra i capelli.
Lei guardò il fiore molto attentamente ma non sembrava interessata. Non sapendo che fare le mostrai dei portafortuna che mi ero portata in valigia ma lei continuava a disinteressarsi.
Passato l' intero pomeriggio nel campo tornai a casa e dopo aver cenato pensai attentamente a cosa avrebbe potuto rendere felice la farfalla ma quando al giorno dopo ritornai nel solito posto dove la incontravo non la trovai e capii che probabilmente mi aveva lasciato.